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Naming: case study Pampers

Naming: case study Pampers

di Giovanni Sodano Maggio 08, 2019

Uno dei marchi, che, forse più di tutti, è riferibile ai prodotti per la prima infanzia è Pampers, creato dall’azienda americana Procter&Gamble, azienda che può contare incassi davvero invidiabili, ma che ha anche dovuto competere con molte altre realtà simili dedicate ai bambini.

Per questo motivo, fin dall’inizio per il marchio Pampers è stato necessario puntare su un nome che rispettasse le regole del naming: facile da pronunciare anche per chi non fosse madrelingua inglese, corto, efficace e anche riferibile ad un concetto positivo, quello delle coccole (che è poi il significato del nome stesso).

L’azienda Procter&Gamble è attiva davvero globalmente, e forse ti starai chiedendo quali siano i segreti di un marchio così forte e presente in ogni tipo di Stato  a livello internazionale.

Pampers e l’utilizzo del naming

Abbiamo già visto come il nome Pampers sia sicuramente azzeccato dal punto di vista dell’utilizzo delle tecniche di naming.

Esso, infatti, è breve, facile da ricordare, ha un suono piacevole e, per chi capisca l’inglese, è anche riferibile ad un concetto positivo, quello delle coccole dedicate ai bambini.

Già sotto questo punto di vista, il nome, e l’utilizzo del naming, sono sicuramente “a regola d’arte”.

Inoltre, esso è un marchio che non viene tradotto nelle differenti lingue: non si troveranno in Italia i pannolini “coccole”.

Questo avviene perché il nome non significa nulla di ambiguo nelle altre lingue, e anche perché pur con differenze nella pronuncia, è spesso difficile storpiare completamente il nome di Pampers.

Pampers e le altre tecniche di marketing

Per associare in modo ancora più positivo il nome Pampers, l’azienda che si trova alle sue spalle ha deciso, già durante i primi lanci del marchio (che ad esempio in Italia sono avvenuti negli anni Sessanta) di mettere in pratica delle tecniche di marketing che facessero apparire il marchio stesso come “amico dei bambini e delle mamme”.

Già in passato l’azienda ha iniziato, ad esempio, a regalare pacchi di pannolini e salviette alle neo mamme, spesso direttamente negli ospedali.

Successivamente, sono stati spesso offerti buoni sconto che potevano essere usati dalle famiglie per continuare ad utilizzare il prodotto che era stato da loro provato durante le prima settimane di vita del proprio bambino.

Negli ultimi anni, grazie anche alla massiccia diffusione di internet e dell’interazione diretta dei clienti con le aziende, si è deciso di aprire un forum, e anche un sistema di contatto diretto, che consentisse ai genitori sia di confrontarsi con gli altri, sia di chiedere consiglio ai medici in merito a diverse problematiche che il loro bambino poteva avere.

In questo modo, le famiglie hanno iniziato ad associare sempre di più il nome Pampers ad un marchio affidabile, amico dei più piccoli, e spesso molto più disponibile rispetto ai concorrenti.

Il marchio Pampers in Italia

 

In Italia il famoso marchio di pannolini ha iniziato ad essere commercializzato a partire dall’inizio degli anni Sessanta.

Inizialmente il marchio che venne utilizzato fu quello della Lines, ma successivamente si passò al nome internazionale oggi utilizzato.

Una campagna mediatica che, già a partire dagli anni Ottanta, fece davvero molti proseliti fu quella con l’ippopotamo Pippo.

Questo era il “testimonial” del marchio: anche in questo caso esso ha un nome facile da ricordare, riconducibile all’animale, simpatico e corto.

Pippo divenne per anni la mascotte dei pannolini, e spesso erano gli stessi bambini ad orientare le scelte dei genitori in merito all’acquisto dei pannolini per i fratelli e le sorelle più piccoli.

Anche in questo caso, quindi, avrai potuto notare come la campagna dedicata al nome abbia avuto una duplice valenza: quella relativa al marchio e quella dedicata anche ad un testimonial.

 


 

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