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L’Italia destinata a sparire

L’Italia destinata a sparire

di Giovanni Sodano Febbraio 05, 2023

Chi mi segue da un po’ sa che sono ossession… appassionato di numeri e statistiche. E che dormo poco.

Proprio questa notte, infatti, mentre scorrevo il news feed di Google, mi sono imbattuto nella prima pagina di qualche giorno fa del New York Times dove campeggiava un articolo dall’allarmante titolo: “Italy: destined to disappear?”

new york times, prima paginaIl quotidiano statunitense dava risalto al problema della natalità ai minimi storici nel belpaese partendo da un reportage di Jason Horowitz (consultabile a questo link) dove si parla di un progetto sperimentale con il quale i bambini degli asili trascorrono del tempo insieme agli anziani delle case di riposo.

“La popolazione italiana – dice l’articolo – sta invecchiando e si sta riducendo al ritmo più veloce dell’Occidente, costringendo il Paese ad adattarsi a una popolazione di anziani in forte espansione che lo pone in prima linea in una tendenza demografica globale che gli esperti chiamano ‘tsunami d’argento'”. Le autorità italiane si trovano dunque a che fare con “un doppio colpo demografico” reso ancora più evidente dalle parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che nel giorno del suo insediamento ha detto chiaramente che l’Italia è “destinata a scomparire” a meno che non cambi.

La notizia non è nuova. Il Sole24ore la riporta ormai già da diversi anni e, riprendendo gli studi dell’Istat ci informa che la popolazione mondiale dal 2030 al 2050 subirà un calo di circa 4 milioni di persone. Facendo un calcolo rapido, in mezzo secolo ci saranno circa 12 milioni di persone in meno. L’effetto più o meno immediato lo subiranno le famiglie che avranno un numero medio di figli sempre più basso e addirittura nel 2048 le morti potrebbero doppiare le nascite.

E’ in corso una nuova crisi o siamo nel bel mezzo di un problema che non ha mai smesso di esistere? Non saprei dirlo. Ma mi piace pensare che, se lo vogliamo, possiamo invertire la rotta. Guardando anche su Lab24 (il laboratorio visual del Sole24ore con report e classifiche) vedo che ci sono delle tendenze abbastanza positive per alcune città e per diversi settori di business (guarda tutte le classifiche). Ad esempio il 2022 è stato l’anno dell’e-commerce a Napoli e l’anno in cui a Milano è nato il maggior numero di startup innovative.

Tuttavia, senza fare l’uccello del malaugurio, le crisi (in ambito business) non sono sempre prevedibili e possono colpire le imprese (anche in crescita) in qualsiasi momento. Faccio allora delle considerazioni e cerco di darti qualche consiglio utile  in riferimento a un aspetto che potresti sottovalutare ma che ti consentirebbe di uscirne illeso o anche più forte di prima: il branding.

Il tuo marchio deve riflettere sempre ciò che l’azienda rappresenta

Questo è un principio fondamentale che devi considerare, anche in periodi di crisi. Devi prestare molta attenzione al modo in cui le risposte vengono comunicate. Il monitoraggio dei dati deve proseguire, mettendoci ancor più attenzione. Conosci il tuo target, parla con il tuo pubblico e non sottovalutare mai i bisogni dei tuoi ascoltatori.

Sii premuroso quando attui un piano di azione, perché è un mezzo fantastico per gettare le basi per la sopravvivenza nei periodi bui.

La crisi va compresa, ma la reazione non deve essere eccessiva altrimenti rischi di crearne un’altra. Una volta che hai capito con che cosa hai a che fare, devi decidere in che modo gestirla. È una fase complessa e, per certi versi, irritante.

Parla con i tuoi clienti in maniera diretta. Un brand in difficoltà ha più forza comunicativa rispetto a uno che procede spedito senza guardarsi alle spalle.

Il pubblico va riconosciuto e devi avere una strategia efficace per raggiungerlo. Ricorda sempre: un piano anti-crisi non deve essere semplice o complicato, ma essenziale, altrimenti il tuo lavoro di branding ne risentirà.

cliente al centro
Metti sempre al centro il cliente nella tua strategia di comunicazione

Il cliente è il perno su cui deve girare la tua strategia di comunicazione. Al tavolo delle decisioni importanti, deve sempre avere un posto riservato, perché il suo punto di vista e le sue esigenze devono essere sempre considerate e non trascurate.

Se agisci in questo modo, non farai altro che promuovere l’empatia, che è di fondamentale importanza quando devi affrontare una crisi.

Non smetterò mai di ripeterti che la comunicazione è fondamentale e potresti pensare che, data la crisi, possa essere opportuno sospendere gli investimenti in ambito pubblicitario e nel marketing: nulla di più sbagliato. In questo modo rischieresti di diventare invisibile e non faresti che alimentare la crisi. Capisco che questo argomento è parecchio delicato e la scelta è soltanto tua, ma se diversifichi e ottimizzi la tua comunicazione utilizzando una strategia trasparente e un linguaggio lineare e col giusto tono, ne trarrai sicuramente parecchi benefici.

Un brand creato durante una crisi difficilmente resisterà alla prova del tempo

Il tuo brand sopravvivrà alla crisi? Ecco, devi considerare questo dettaglio fondamentale. Devi stabilire se il tuo marchio continuerà a esistere con la stessa forza di prima. Oppure, se il brand è stato creato durante la crisi (e mi riferisco a quei business nati in seno alla pandemia), devi mettere in preventivo che potrebbe non sopravvivere alla prova del tempo diventando irrilevante e non più remunerativo a fine crisi.

Se il tuo brand è integro e le tue azioni sono schiette, allora al tuo marchio sarà perdonato persino qualche errore, e potrai usare la rabbia (tua o del tuo target) come energia da sfruttare in maniera positiva. Considera che i marchi obsoleti sono una sorta di insulto per la sensibilità dei clienti affezionati. Col passare del tempo, se non c’è innovazione o se non ti rifai il look, allora cambiarti potrà essere la scelta più ovvia.

Diversamente non ostinarti: se il tuo business è legato a bisogni che non occorre più soddisfare crea un nuovo brand, assicurati che il messaggio passi, assicurati di trasferire i vecchi valori nel nuovo marchio mostrando il cambiamento che è avvenuto o che avverrà. Assicurati che il tuo messaggio venga ascoltato e recepito da chi lo riceve e prepara il tuo pubblico ad accogliere il tuo nuovo business.

Un periodo di crisi non è come il normale status quo

Nel momento in cui una crisi si verifica, il team che lavora al brand deve essere capace di valutare se le attività di comunicazione e messaggistica sono quelle adeguate in questo scenario e, nel caso, deve rimodularle.

Quindi, evita di agire come se tutto rientrasse nella normale routine, ovvero quella pre-crisi. Sia le persone che la tua reputazione hanno subito dei danni. Di conseguenza, devi prendere decisioni furbe e intelligenti e, ripeto, devi dimostrarti empatico.

In queste situazioni, la proattività vince sulla reattività. La tua mente deve essere sintonizzata sulla modalità “strategica” di branding, ma anche il tuo team deve essere sulla stessa lunghezza d’onda. Dunque, comunica loro sempre dubbi, perplessità e idee, non tenere solo per te la frustrazione dovuta a un brutto momento.

I periodi di crisi non sono uguali per tutti e, quindi, non esiste una o più risposte universali. La comunicazione e la coerenza sono fondamentali, soprattutto con i tuoi clienti e con i tuoi dipendenti.

nodo, certezza
E se ricevi domande che nulla hanno a che vedere con il tuo brand?

Tutte le aziende, quando attraversano periodi di crisi, devono essere pronte alle domande in merito, che poco o nulla possono avere a che fare con il brand.

Devi giocare d’anticipo e disporre di un piano efficace e di messaggi pronti a dare le risposte che gli utenti desiderano sentire.

Quando ti viene palesato un problema rispondi con una soluzione, fallo subito e dai qualcosa in più. Non necessariamente un coupon, uno sconto o un servizio. Basta il tuo tempo (quello del tuo customer care) e una telefonata per trasformare un cliente insoddisfatto in un brand ambassador.

L’ultima grande crisi che ha colpito in maniera profonda il tessuto economico mondiale è stata il Covid che ha spazzato via centinaia di piccoli imprenditori e ha limato le certezze di molti grandi brand, da Hertz a Pizza Hut, da Zara a Cirque du Soleil, da Levi’s a Birra Corona solo per citarne alcuni. Tuttavia se le crisi vengono interpretate come occasioni per riflettere e vengono affrontate in “modalità di cambiamento” allora possono aprire scenari a nuove opportunità.

Ne possiamo parlare se vuoi, inizia da qui.

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