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Il piacere dell’eufonia

Il piacere dell’eufonia

di Giovanni Sodano Aprile 26, 2021
bambini che parlano

L’eufonia è il piacevole effetto che si ottiene quando due suoni si incontrano all’interno di una parola. È l’opposto di cacofonia che riguarda, invece, i suoni sgradevoli.

La parola eufonia ha origini greche e si compone del prefisso avverbiale ευ, che vuol dire “bene”, “buono” e la parola φωνή che significa “suono”.

Conosco questo termine dai tempi dell’università, ma non lo uso praticamente mai. Tuttavia qualche settimana fa, alla fine di una call con un cliente ne abbiamo parlato in maniera molto veloce e l’ho segnato su un post-it. Oggi, mentre tentavo invano di fare ordine sulla scrivania, il post-it ha fatto capolino e ho deciso di scrivere questo articolo.

Il suono delle parole mi ha sempre affascinato, quasi quanto il loro significato. Col tempo e con lo studio ho capito, inoltre, che esse non sono solo dei codici convenzionali, ma sono nate, in pratica, grazie all’ascolto dei suoni del mondo da parte dell’uomo.

Le prime, per l’appunto, sono quelle che comunemente vengono indicate con onomatopee (dal greco onomatopoiḯa, der. di onomatopoiéō, comp. di ónoma -atos ‘nome’ e poiéō ‘faccio’, dunque “creazione del nome”) e si dividono in primarie e secondarie. 

Le onomatopee primarie evocano i suoni e sono le prime con i quali i bambini iniziano ad associare il linguaggio al mondo che li circonda: la mucca muuu, il gatto miao, il cane bau, il freddo brr, lo scoppio bum.

Ci sono poi le onomatopee secondarie o artificiali, che “portano un significato” e letteralmente indicano il manifestarsi di un suono: miagolare, abbaiare, ronzare, rimbombare, frusciare, ticchettare, eccetera.

A livello linguistico, potremmo andare ancora più in profondità arrivando, persino alla scomposizione dei suoni

Potremmo vedere, infatti come i singoli suoni “muovono” le parole.

Facciamo un esempio: la vocale “i” quando si alterna con “a” e “o” ci fa subito pensare a direzioni diverse, talvolta a veri e propri cambi di traiettoria più o meno regolari.

Pensa ad esempio a ping-pong o a din-don, che indicano il rimbalzo di una pallina o il rintocco del batacchio in una campana ma anche a slalom, dove la traiettoria della “a” e della “o” sono addolcite dalla sinuosità della “l” che non è presente nei primi due esempi.

Ho introdotto l’argomento e ho parlato dei suono delle parole in Naming: Come analizzare il nome un brand ma in questo caso voglio concentrare la mia attenzione sull’eufonia e in particolare su alcune lettere.

Prima però, è opportuno precisare e distinguere, a livello vocale, le accezioni principali dell’eufonia.

La prima è quella acustica, che si ha quando la sonorità è continua e non si riscontrano principi di diplofonia (che è “un’emissione simultanea di due suoni dalla laringe”, un effetto difficilissimo e quasi impossibile da ottenere); la seconda, poi, è l’eufonia percettiva, ovvero quando la voce risulta particolarmente piacevole da ascoltare e l’ultima, infine è l’eufonia fisiologica, che si ha quando il suono viene prodotto in modo naturale, fisiologico per l’appunto e nel rispetto degli organi della fonoarticolazione. 

In realtà il concetto è estremamente semplice: un insieme di suoni può dirsi eufonico quando assolve pienamente le esigenze comunicative e viene prodotto con il minor sforzo possibile.

scrittura creativa - giovanni sodano naming
La D eufonica

«L’uso della “d” eufonica dovrebbe essere limitato ai casi di incontro della stessa vocale, quindi nei casi in cui la congiunzione “e” e la preposizione “a” precedono parole inizianti rispettivamente per “e” e per “a” (es. ed ecco, ad andare, ad ascoltare, ecc.).»
Accademia della Crusca, citando Bruno Migliorini

La “d” eufonica nasce dalla necessità di evitare le cacofonie che si verificano dall’incontro tra vocali uguali.

In alcuni casi, questo tipo di cacofonia viene risolta con l’elisione (“ne è” diventa “n’è”) mentre in altri, con l’aggiunta della d:

    • la preposizione ad
    • la congiunzione ed
    • la congiunzione od

Nella lingua italiana antica e in alcuni dialetti abbiamo anche attestazioni di parole come

    • ned (“né”)
    • sed (“se” solo congiunzione)
    • ched (“che” sia congiunzione che pronome)

o anche in parole poco usate come ad esempio ciascheduno o qualcheduno.

Tuttavia i popoli si evolvono e con essi lo stile comunicativo e conseguentemente la lingua.

Oggi troviamo traccia della d eufonica solo in espressioni come “ad esempio”, “tu ed io” e nei casi in cui l’aggiunta della consonante può apportare un effettivo miglioramento alla sonorità della frase (autore ed editore, ho detto ad Adamo, iniziamo ad adattare, eccetera).

Ricapitolando si scrive:

    • inizio ad andare
    • sono ad Amalfi
    • coccodrilli ed elefanti
    • Matteo ed Enrica
    • domani o oggi
    • quanto a hardware

Non si scrive:

    • inizio ad uscire
    • sono ad Enna
    • coccodrilli ed altri rettili
    • Matteo ed Ilaria
    • domani od oggi
    • quanto ad hardware

Attenzione a non usare la d eufonica con la o e prima della h.

La I eufonica

Anche la vocale I è stata usata come espediente eufonico, anche se oggi è praticamente in disuso nella lingua scritta e sopravvive in alcune forme dialettali prevalentemente orali.

La regola in questo caso prevede che la “i” venga aggiunta alle parole che iniziano per S impura quando queste sono precedute da altre parole che terminano per consonante.

La locuzione “in Spagna” diventerebbe “in Ispagna”. In spagnolo Spagna possiede già il suono eufonico: si scrive infatti “Hispania” e per citare un altro esempio, anche “scuola” si scrive “escuela”.

Nell’italiano del 14° secolo erano attestate le seguenti parole:

    • strada → istrada
    • scritto → iscritto (cristallizzato nell’espressione “per iscritto”)
    • spiaggia → ispiaggia
    • Spagna → Ispagna
    • stato → istato
    • Svizzera → Isvizzera
    • Svezia → Isvezia

«Dove vanno tutti gli altri? Prima di tutto, anderemo in istrada»
«E pensò subito a mettere, non solo questa, ma anche la valle, in istato di difesa»
A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXIX

La R eufonica

Sempre ne I promessi sposi, Manzoni ci mostra anche il fenomeno della R eufonica.

«L’Innominato, dalla soglia, diede un’occhiata in giro; e, al lume d’una lucerna che ardeva sur un tavolino, vide Lucia rannicchiata in terra, nel canto il più lontano dall’uscio.»
A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXI

che prevede l’aggiunta della consonante quando la parola successiva inizia per “u”.
Talvolta, invece della “r” dopo “su” viene utilizzata la preposizione “di”:

    • su un aereo → su di un aereo
    • su te → su di te

Dal punto di vista comunicativo, il buon uso di questi dettagli riflette l’attenzione che dedichiamo alla nostra attività. Grazie alla scrittura raccontiamo implicitamente quanto siamo professionali e quanta cura impieghiamo quando scriviamo.

Un apostrofo al posto di un accento così come una lettera in meno dove occorre, sono segnali di affidabilità per coloro che ci devono valutare e che ci dedicano solo pochi secondi.

Poi, la distrazione e il rischio di commettere qualche errore è sempre dietro l’angolo.
Basta correggersi e farne tesoro.

D’altra parte, citando Andy Warhol

La vita è troppo breve per prendersela per un errore.

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