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Chi ha paura del naming sbagliato?

Chi ha paura del naming sbagliato?

di Giovanni Sodano Agosto 20, 2022
naming sbagliato

Secondo te, Google sarebbe ugualmente Google se i suoi fondatori avessero soprannominato l’azienda Juogle? Sony sarebbe ugualmente diventata una potenza mondiale se fosse rimasta col suo nome originale, ossia Tsushin Kogyo? E se la Coca Cola si fosse chiamata Buzz Cola (si, quella dei Simpon)?

Anche se ti può sembrare divertente, in realtà il naming sbagliato può radicalmente cambiare la storia di un brand. In fondo, nessuno è infallibile, neanche il più intelligente degli imprenditori quando è chiamato a nominare una nuova azienda o prodotto e poi scopre sulla sua pelle che ha scelto qualcosa di orribile o, peggio ancora, esilarante.

L’incubo degli imprenditori

Quasi tutti gli imprenditori, infatti, sono concordi su una cosa: mai affezionarsi o intestardirsi sul nome di un’azienda, di un brand o di un prodotto prima di averlo registrato e senza aver controllato che nessun altro lo abbia già utilizzato.

Purtroppo la maggior parte dei progetti di naming fai da te va a finire nello scrigno d’oro delle idee geniali, salvo poi in alcuni casi scoprire che lo scrigno è fatto di legno marcio e che le idee non hanno nulla di geniale.

Insomma, un’idea può essere originale quanto si vuole, ma se dopo tanto lavoro per trovarla si scopre che la denominazione non è disponibile, bisogna riavvolgere il nastro e rivedere un po’ tutto. Risultato? Spreco di risorse mentali e finanziarie.

La presenza digitale del nome? Not controlled!

È possibile ottenere il migliore dei nomi di dominio Web per l’azienda? Sono disponibili maniglie social coerenti e pertinenti? Ci sono spammer che utilizzano già un nome molto simile in modo che, quanto i clienti cercano di trovarti, incappano in un prodotto inappropriato? Un naming sbagliato perché è tale?

Sono domande che ti chiamano a rispondere, soprattutto se non hai bene compreso il loro valore intrinseco.

Sai benissimo che nel mondo digitale odierno controllare la presenza di un naming assume un importanza quasi quanto quella di verificarne la disponibilità legale.

Ci sono diversi esperti convinti che non bisognerebbe mai essere eccessivamente ossessionati dai nomi di dominio. In che modo dovresti agire? Diventando creativo e facendo un adeguato brainstorming di idee per trovare qualcosa che sia davvero unico.

Ancorarsi troppo all’ottica SEO

Da che mondo è mondo, le aziende hanno sempre beneficiato della chiarezza del naming. In effetti, appendere fuori dalla porta la targhetta “Dentista” causerà più mal di denti da una contrassegnata dalla dicitura “Dottor Dolittle”. Adesso, grazie al predominio di Google, i nomi specifici sono ancora più allettanti.

In ottica SEO, potresti anche definirti come “Roma Grondaie”; ma se un giorno ti si presenta la possibilità di espanderti in termini di servizi oppure geografici, questo naming sbagliato può limitare la tua capacità di crescita.

Se non ne sei convinto, pensa all’idea di aprire una filiale della tua conosciutissima attività in un’altra città. Non ti suonerebbe strano il nome Roma Grondaie a Milano e a Torino?

Pertinente non è sinonimo di suggestivo e descrittivo

Nomi eccessivamente descrittivi? No, troppo limitanti. Nomi che non significano nulla? Peggio ancora! Secondo il parere di molti esperti di marketing, il nome ideale deve essere capace di trasmettere qualcosa sui valori o l’atteggiamento dell’azienda, anche se non descrive in modo esatto ciò che essa fa.

La pertinenza è Vangelo per il nome. Ma se la pertinenza viene associata a nomi descrittivi e altamente suggestivi, tutto diventa particolarmente fuorviante. Invece, potrebbe essere fornita per associazione o atteggiamento.

Per spiegarti meglio, prova a pensare a Google, Apple e Microsoft. Anche se non sono descrittivi, questi nomi forniscono atteggiamenti rilevanti.

Anche se non ti dirà nulla, confronta questi nomi con “Consolidated Business Interests”. Tale denominazione venne scelta dall’imprenditore Michael Rosenthal per la sua attività che si occupa di negoziare e risolvere i conflitti.

Nonostante il nome dell’azienda fosse particolarmente descrittivo, i clienti faticavano a ricordarlo. Cosa accadde? L’azienda venne rinominata in “Consensus”, nome che si allinea maggiormente con l’attività, oltre a essere più facile da ricordare per i potenziali clienti. Se non avesse cambiato il naming sbagliato con uno più consono, Rosenthal avrebbe rinunciato a milioni di entrate.

Mai mangiare pesante

Una recente ricerca ha portato alla luce un concetto fondamentale: maggiore è la “scienza” del nome di un’azienda o brand, maggiore è il suo valore di mercato.

Se dovessi investire, preferiresti farlo in aziende con nomi articolati oppure con nomi brevi e facili da pronunciare? Se la risposta è la seconda opzione, devi sapere che i clienti agiscono allo stesso modo.

Spesso la mente umana tende a non apprezzare le cose oppure a vederle meno buone o più rischiose se sono più difficili da elaborare. In fondo, è così che lavora il subconscio.

Quindi, se vuoi mangiare leggero, è meglio scegliere una fetta di pane e marmellata piuttosto che un cheeseburger con mayo e ketchup.

Mai pensare all’inclusività

A cosa ambisce maggiormente qualsiasi imprenditore? Vedere la sua attività trasformarsi in una potente calamita che attiri il maggior numero possibile di clienti. Il problema è quando scelgono un naming che limita di gran lunga il suo fascino.

Se volessi dare il nome a un prodotto biologico, come una marmellata fatta di fichi, come lo chiameresti: marmellata di fichi biologica? Un naming sbagliato che non ti porterebbe nulla di buono! Invece, cercheresti qualcosa che affascini il consumatore, che lo renda voglioso di assaggiare quella marmellata.

Devi sempre considerare che un determinato nome commerciale non deve colpire soltanto te. Deve essere simile a un suono armonioso in grado di inondare le persone di ogni età e con background ed esperienze di vita diverse.

Non andare oltre i confini

Internet non è il mondo là fuori. È diverso, multicanale, multilingue, cerebrale, digitale, tanto per citare alcuni termini. Se vuoi aprire un sito di e-commerce per vendere il tuo prodotto, in che ambito vuoi muoverti? Penso che vorresti arrivare ovunque la rete ti conduca.

Un nome in italiano? Sbagliato! Il tuo prodotto non è certamente il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto Crudo di Parma DOP! Quindi, devi pensare a come deve “suonare” il suo nome sia in lingua italiana che in altre lingue.

Ovviamente, è impensabile considerare tutte quelle esistenti al mondo. Parti quindi dall’inglese che, dopo quella madre, è la seconda lingua più parlata al mondo e maggiormente utilizzata per i brand.

Concludendo, se vuoi farti un’idea sull’universo dei nomi, ti consiglio di dare un’occhiata al mio libro, si chiama Naming e lo trovi qui. Oppure puoi guardare in questa pagina dove ci sono tutti gli articoli che ho pubblicato sul blog proprio a tema naming. Infine, se hai scelto dei nomi e desideri un parere, c’è il primo gruppo facebook italiano che se ne occupa. Lo trovi qui: https://www.facebook.com/groups/184708688994762

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