Case study: Schweppes

Soffermarsi a studiare le marche e i prodotti che hanno letteralmente fatto la storia, anche a livello di naming, può essere un ottimo esercizio per comprendere non solo quali siano le tecniche fondamentali da mettere in pratica, ma anche in quali modi esse siano state messe a punto, studiate e sviluppate.
Un caso davvero particolare è quello della Schweppes, una bevanda analcolica che venne creata quasi per caso e che ora è universalmente riconosciuta.
La storia della Schweppes
La bevanda che oggi conosciamo venne messa a punto nel 1783 da Johann Hacob Schweppe. Quest’uomo non era un imprenditore dedito alla creazione di nuovi marchi, ma un gioielliere che si dilettava a creare anche alimenti.
Si cimentò nella costituzione di un processo grazie al quale poter produrre un’acqua gassata.
Grazie al suo impegno arrivò a realizzare la Schweppes, e fondò l’omonima azienda a Ginevra sempre nel 1783.
Il primo prodotto che venne pubblicizzato, anche alla Great Exhibition di Londra del 1851, fu proprio la Schweppes Malvern Water, quella che conosciamo ancora oggi e che rappresenta un po’ il marchio in tutto il mondo.
Forse nel Settecento il signor Schweppe non immaginava quali potenzialità potesse avere non solo il suo prodotto, ma anche il suo nome, in termini di naming e di immagine.
La Schweppes e il naming
Infatti, e forse non ci hai mai fatto particolarmente caso, l’azienda ha cercato nel corso degli anni di “accoppiare” il marchio della Schweppes con il suo nome, in modo geniale e certamente riconoscibile.
In particolare, se si fa caso alla confezione dell’acqua tonica si può notare come essa metta in primo piano le bollicine, elemento che contraddistingue la Schweppes e che non la fa confondere con una semplice altra bevanda.
Le bollicine sono poste quasi ad indicare come esse siano pronte ad esplodere e a fuoriuscire una volta aperta la lattina o la bottiglia.
Già questo elemento non si dovrà trascurare, in quanto è capace di attirare l’attenzione, e anche di creare una certa aspettativa nel cliente, quasi stimolando la sua sete e la sua voglia di questa bevanda.
A livello di naming, tuttavia, si fa molto di più. Se Schweppes prende le fila dal nome del suo creatore, è anche vero che essa è una parola molto onomatopeica.
Prova a pronunciarla … vedrai come essa sia quasi pari alla riproduzione del suono che la lattina potrebbe fare alla sua apertura, e sembra quasi fatta apposta!
Gli esperti di marketing dell’azienda, che nel frattempo ha cambiato diversi proprietari, hanno davvero voluto giocare su questi elementi, arrivando a costituire un sistema di naming davvero geniale.
Infatti, se il nome è effettivamente difficile da scrivere, esso è molto facile da pronunciare.
È onomatopeico, quindi tenderà a ricordare il prodotto a chi lo voglia comprare, e farà scaturire nel consumatore sensazioni piacevoli, ricordi legati a quel momento in cui esso avrà avuto sete, e avrà avuto anche la possibilità di soddisfare l’impulso con una bevanda.
Inoltre, il nome si pronuncia nello stesso modo in diverse lingue, in quanto è costituito dalla combinazione di lettere davvero unica.
Anche gli spot pubblicitari dedicati alla Schweppes giocano molto su questi elementi, cercando di riprodurre il suono che si associa alla bevanda e al suo marchio.
Tutto questo è ancora più straordinario se pensi che il nome del prodotto è quasi nato per caso e non era stato studiato per essere né onomatopeico né associabile in alcun modo a caratteristiche specifiche dell’acqua gasata.
Questo ti dimostra come anche il caso a volte ci metta “lo zampino” e come la bravura di chi si occupi della promozione di un marchio stia anche nello sfruttare le circostanze.
Schweppes, what did you expect?