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CASE STUDY: Leroy Merlin

CASE STUDY: Leroy Merlin

di Giovanni Sodano Luglio 19, 2018

Vendere un prodotto già commercializzato da tanti altri negozi in modo innovativo può essere la strada grazie alla quale raggiungere il successo.

Questo è sicuramente il caso dei negozi Leroy Merlin, ormai presenti in diverse parti del mondo, e diventati veri e propri leader del settore del fai da te.

Tante persone non sanno da dove derivi questo nome, che comunque, dal punto di vista del naming, è stato particolarmente azzeccato.

La storia di Leroy Merlin

I magazzini di Leroy Merlin originariamente non si chiamavano così: il loro nome era Au Stock Américain.

Infatti, essi vennero creati da una coppia, formata da Adolph Leroy  e Rose Merlin, che decisero, alla fine della prima Guerra Mondiale, di vendere quelli che erano i residui bellici lasciati dagli statunitensi nel loro Paese, costituendo, quindi, una fornitura di prodotti per il fai da te.

La loro idea iniziò a funzionare e, dopo un piccolo stop per la Seconda Guerra Mondiale, essi riaprirono con il nome Stock Américain, Leroy-Merlin & Fils, iniziando, quindi, già ad avere un nome simile rispetto a quello attuale.

Pian piano i due coniugi, e i loro figli, ebbero la possibilità di aprire altri negozi in Francia, e fu durante gli anni Sessanta che decisero di ridurre il nome, arrivando all’attuale Leroy Merlin.

Il vantaggio del nome

Questo nome, che si è rivelato essere un vero e proprio strumento di naming, ha comportato numerosi vantaggi.

Innanzitutto, ha iniziato a distinguersi rispetto ad altri negozi molto simili: dai classici Brico, per intenderci.

Esso, quindi, ha nella sua semplicità potuto avere già un elemento capace di renderlo unico rispetto ad altri.

Inoltre, in molti casi, il nome non è stato principalmente inteso come riferito ai cognomi dei suoi fondatori, ma quasi a qualcosa di magico e di regale.

Leroy, infatti, può essere anche visto come una specie di modifica di Le Roi, il Re, mentre Merlin (che è poi risultato essere un cognome di origine italiana) ha fatto venire in mente a molti il classico mago con il cappello a punta.

Il risultato, quindi, in termini di immagini evocate è molto positivo, soprattutto per chi non conosca la storia di questi magazzini del bricolage.

Il fatto di aver puntato sul patronimico è stata un’altra idea geniale. In particolare, il nome originario era molto generico e impersonale, e avrebbe, quindi, portato i magazzini a passare praticamente inosservati rispetto ad una larga concorrenza su scala internazionale.

Decidere, invece, di mettere il proprio cognome come insegna del negozio è stata la scelta più azzeccata.

In questo modo, è stato possibile dimostrare quanto i due fondatori avessero a cuore il proprio negozio, talmente tanto da dare ad esso il loro nome.

Da questa idea di naming nascono, quindi, delle sensazioni positive, legate alla solidità, alla collaborazione e alla famiglia, che sono tutti elementi che spesso si legano proprio al mondo del bricolage, che viene approcciato soprattutto da chi stia costruendo qualcosa che dovrebbe essere solido e durevole nel tempo.

Questo tipo di scelta è stato ancora più azzeccato se si fa riferimento al periodo storico, quello del dopoguerra, nel quale si decise di acquisire questo nome. Esso rappresentava la serenità della famiglia e il ritorno alle origini.

I risultati di Leroy Merlin

Come si può capire, i magazzini Leroy Merlin hanno raggiunto degli ottimi risultati anche grazie al loro nome.

Se si pensa che solo in Italia ci sono 47 punti vendita, si può capire come questo negozio, nato come impresa famigliare, abbia fatto davvero tantissima strada.

Tutto questo anche grazie ad una campagna di naming che ha deciso di investire su elementi positivi e sulla solidità.

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