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Case study: Lego

Case study: Lego

di Giovanni Sodano Febbraio 13, 2019

Mattoncini intramontabili e amati dai bambini (e oggi anche dai grandi): i Lego hanno dovuto affrontare epoche diverse e cercare di superare quelli che sono stati gli immancabili periodi di riduzione delle vendite.

Tuttavia, anche se i Lego esistono davvero da molto tempo, essi sono ancora poco conosciuti da un punto di vista pubblicitario, e in tanti non ne conoscono né la storia né le caratteristiche da un punto di vista di  naming e tecniche di marketing.

Per questo potrebbe essere utile analizzare l’azienda Lego e carpire alcuni dei suoi segreti.

La storia dei Lego

I Lego sono stati creati da un falegname danese, Ole Kirk Christiansen, che si occupava all’inizio del 1900 di creare delle vere e proprie fattorie in legno, con tanto di arredi.

Nel 1924 la sua produzione viene praticamente distrutta da un incendio, ma Ole non si dà per vinto e continua a produrre le sue creazioni.

Nel 1929 questo falegname deve anche affrontare un ulteriore ostacolo, rappresentato dalla crisi, che lo spingerà a ridurre pian piano le dimensioni dei suoi prototipi, arrivando, quindi, a quella che fu la prima idea posta alla base dei Lego: la riduzione delle dimensioni.

Negli anni Trenta, Ole inizia anche a produrre giocattoli, i quali, però, non vendono molto, proprio a causa della crisi che continua a perdurare.

Sarà proprio in questi anni che il fondatore della Lego creerà i primi mattoncini, per realizzare, in particolare, un camioncino.

Da qui in poi, il progetto relativo alla costituzione di giochi modulari continua ad espandersi, per arrivare a ciò che conosciamo oggi. I mattoncini vennero originariamente chiamati Automatic Binding Bricks, e poi assunsero il nome di Lego Mursten (mattoncini Lego).

Il naming “dietro” ai Lego

A questo punto potrai chiederti per quale motivo Ole decise di chiamare Lego i suoi mattoncini. La prima ragione si ritrova nella volontà di creare degli oggetti destinati ai bambini.

Infatti, la parola Lego deriva dalla lingua danese, ed in particolare dalla contrazione dell’espressione “leg godt”. Questa significa “gioca bene” ed era un augurio verso i bambini, affinché questi potessero divertirsi ed imparare grazie ai mattoncini.

Il nome ebbe una particolare fortuna anche grazie alle sue caratteristiche. Infatti, esso è un nome breve, facile da ricordare e da scrivere, e in molte lingue non ha un particolare significato.

Questo consente, quindi, di evitare le troppe associazioni che potrebbero derivare nel momento in cui si dovesse pensare al nome stesso.

La fortuna per i mattoncini si è verificata, però, in Italia in modo particolare. Infatti, il nome Lego fa venire in mente anche una caratteristica peculiare del prodotto, cioè il fatto di poterlo usare per creare costruzioni complesse mediante il “legame” tra le diverse componenti.

Lego e le campagne marketing

Un altro elemento di successo per i Lego è stato costituito dalle sue campagne pubblicitarie. Infatti, fin dall’inizio l’azienda ha puntato molto sui bambini, in un modo positivo e “costruttivo” (se scusi il gioco di parole!).

Infatti, mentre in altri ambiti si cercava di differenziare il prodotto tra maschi e femmine, i Lego hanno spesso usato delle bambine come testimonial, in modo da far capire come i loro prodotti fossero adatti a tutti.

Nel tempo, inoltre, hanno cercato anche di superare la barriera del prodotto destinato solamente all’infanzia. Infatti, circa 15 anni fa i Lego hanno dovuto superare una crisi a livello delle vendite, ma sono riusciti brillantemente a conquistare nuovamente una grossa fetta di mercato costituendo pacchetti speciali per gli appassionati di diversi film, saghe e serie tv.

In questo modo hanno potuto evitare di essere associati solo all’infanzia, ed oggi sono nuovamente tornati sulla cresta dell’onda.

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