Case study: GoPro. Quando la marca si confonde con il nome

Spesso può accadere di notare un fenomeno per il quale il nome di un prodotto si confonda con il nome dell’azienda che lo abbia realizzato.
In tanti casi, questo elemento può essere vantaggioso, in quanto può accadere che chi voglia un determinato prodotto ormai lo identifichi solo più con la marca dello stesso.
Questo è il caso, ad esempio, delle penne Bic, oppure dello Scottex. In altri casi, invece, la marca, confusa rispetto al nome del prodotto, potrebbe non essere capace di mantenere alte le sorti dell’azienda dalla quale il prodotto sia stato commercializzato.
Si ritrova in questa seconda situazione la GoPro.
La GoPro, un nome, un programma
Forse starai pensando: “Ma la GoPro è quella fantastica action cam che permette di fare riprese in ogni situazione. Dove si trova il problema?”.
Il problema risiede nel fatto per il quale il nome GoPro non è riferito alla camera, ma direttamente all’azienda che la produce, che, in questo caso, non ha fatto una grande scelta dal punto di vista del naming.
Infatti, nel corso degli anni, con l’espressione GoPro non si è più fatto riferimento all’azienda, ma solo al prodotto, con risultati che non sono stati particolarmente positivi per l’azienda stessa, che pian piano è stata surclassata dai concorrenti.
Perché la GoPro non ha mantenuto il successo
Il brand GoPro poteva anche essere “fortunato”, ma le scelte che sono state fatte a riguardo non hanno consentito al suo creatore di godere di un successo ininterrotto.
In particolare, la prima GoPro è stata lanciata sul mercato nel 2004, per poi essere seguita da molti altri modelli simili, che non si sono distanziati moltissimo da quello originario.
Già sotto questo punto di vista, l’azienda si è un po’ troppo “seduta sugli allori”, in quanto ha pensato di poter fare fortuna solamente grazie all’eredità lasciata dal primo prodotto innovativo.
Lo sbaglio, però, è perdurato nel tempo, in quanto l’azienda non ha imparato a gestire al massimo il proprio prodotto.
Essa, infatti, non si è preoccupata dei concorrenti e del fatto per il quale molte altre aziende, dopo il lancio delle prime GoPro, si stessero occupando di realizzare delle fotocamere molto simili, ma magari con qualche piccola differenza.
Inoltre, nessun’altra azienda puntava solamente sulle action cam per fare fortuna.
Non spostando il proprio core business su quelli che potevano essere i servizi correlati rispetto al prodotto originario, la GoPro ha cominciato a perdere pian piano le proprie quote di mercato, subendo, dopo circa un decennio, una grossa battuta d’arresto.
Cosa avrebbe potuto fare la GoPro?
A questo punto ti starai chiedendo se la GoPro avesse una qualche scelta, se avesse la possibilità di evitare di perdere le proprie quote di mercato.
Ovviamente la risposta è positiva, e potrai capire il motivo. Una strategia che la GoPro avrebbe potuto mettere in pratica sarebbe stata quella di promuovere servizi ed accessori che si potessero associare all’originaria fotocamera.
Avrebbe dovuto, in particolare, abbassare il prezzo della GoPro, rimasto, invece, praticamente inalterato, cercando di vendere i prodotti correlati, e magari associabili ad una specifica attività sportiva (ad esempio, fasce per chi corre, caschetti per chi sia un ciclista, e così via).
I clienti, pur di non rinunciare all’uso della loro GoPro, avrebbero deciso tranquillamente di acquistare anche gli accessori, spendendo, in pratica, la stessa somma di denaro, ma avendo a disposizione una quantità di oggetti molto più elevata, e sentendosi molto più importanti agli occhi dell’azienda stessa.
Quindi, anche se l’originaria strategia di naming, e di marketing, poteva essere assolutamente giusta, nel tempo quest’azienda ha dovuto ammettere la propria sconfitta, provocata anche da una scarsa lungimiranza.
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Curiosità
Sapevi che la prima GoPro era una fotocamera a pellicola assemblata in Cina?
Guarda il video [in inglese]